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PROBLEMA SICUREZZA SUI TRENI

dall’intervista di Annamaria Lazzari – IL GIORNO 05 giugno 2022 –

«Il problema della sicurezza sui treni è un’emergenza sociale che denunciamo da anni. Non c’è un’unica bacchetta magica che lo risolva. Servono soluzioni coordinate con tutti gli attori della questione: Trenord con Ferrovienord, Rfi, Polfer e le istituzioni politiche. E devono essere programmati interventi strutturali, non a spot sull’onda dell’emotività di episodi che salgono agli onori della cronaca.
Tornelli in stazione, sistemi di videosorveglianza, potenziamento del controllo sono misure irrinunciabili » spiega Christian Colmegna, segretario regionale della Fit Cisl Lombardia.

L’1 giugno alle 15,30 sul treno Pavia-Milano la rapina e il tentato stupro su una ragazza di 24 anni, sola nello scompartimento, da parte di un nordafricano poi bloccato da due coraggiosi passeggeri, entrambi della Sierra Leone. Il 2 giugno sei ragazze, di 16 e 17 anni, hanno denunciato di essere  state molestate sessualmente nel tardi pomeriggio di giovedì da decine di giovani nordafricani
mentre si trovavano sul treno regionale 2640 che da Peschiera del Garda era diretto a Milano. Le sei minorenni, quattro di Milano e due di Pavia, si sono trovate ad affrontare «quasi mezz’ora di terrore puro» hanno raccontato a Il Giorno, a causa di baby gang di ritorno da un raduno ai lidi Campanello-Pioppi sfociato in una rissa. «Esprimo tutta la mia vicinanza alle giovani ragazze. Quello che è successo è gravissimo ma è purtroppo soltanto la punta dell’iceberg. Ogni giorno sono decine i casi di capotreno oggetto di ingiurie fino a vere e proprie aggressioni che talvolta non vengono neppure più denunciate»

Quali sono le soluzioni per invertire la rotta?
«Una premessa: sappiamo che è un problema complicato. Non è semplice controllare 2.300 corse al giorno e chilometri di stazioni e articolato ferroviario impresenziato. Riteniamo sia importante che tutti gli attori si interessino al problema. Da sei anni in prefettura, assieme ad altre
sigle sindacali, Trenord, istituzioni e Polfer è stato istituito un tavolo di confronto sul tema sicurezza. L’ultimo incontro risale a giugno dell’anno scorso. Qualcosa si è mosso: da luglio è partito un progetto anti-evasione con un centinaio di operatori che verificano che i viaggiatori siano dotati del titolo di viaggio prima che salgano a bordo treno. I risultati sono positivi perché sono quasi sempre le richieste di controllo dei biglietti a scatenare le aggressioni nei confronti del personale viaggiante.
Ma non basta».

Cosa servirebbe? «Bisogna mettere “filtri“. Noi chiediamo di limitare l’ingresso nel “sistema ferrovia“ mediante tornelli che dovrebbero essere presenti in ogni stazione perché la soluzioni funzioni. A Milano per dire c’è la stazione Centrale che è “blindata“ ma si può accedere facilmente ai treni salendo a Lambrate o a Rogoredo. Servono poi telecamere perché chiunque acceda sia ripreso dalla videosorveglianza. Sono tutti interventi che potrebbero essere finanziati nell’ambito del Pnrr».

È stato un errore lo stop alle guardie giurate sui treni deciso nel 2019 da Trenord?
«In realtà i vigilantes non hanno funzionato, non potendo fare altro che affiancare i controllori, senza riuscire davvero a fare il loro lavoro. Certo se avessero un ruolo più operativo sarebbe utile se tornassero a bordo ma in sinergia con gli altri strumenti: tornelli, controlli a terra, telecamere.
Solo se la strategia è su più fronti riusciremo a governare il fenomeno»